La capacità di esprimere forza in una prestazione fisica è pari alla forza delle capacità delle singole parti che permettono quel movimento.
In un’armonia funzionale vi è l’espressione di tutti i sistemi di compiere “il loro lavoro” in modo efficiente con il minimo sforzo e la massima resa.
In questo modo si definisce l’efficienza motoria dove ogni componente offre il suo contributo in parti uguali senza particolari stress.
Quando invece una di queste parti è deficitaria, disfunzionale o “guasta”, ne risentirà tutta la catena.
Gli altri componenti dovranno compensare il lavoro mancante e la probabilità di fallimento diventa.
Soprattutto sarà alto il rischio di infortunio.
Il focus dovrebbe ricadere, quindi, sul riequilibrio di questo anello debole per permettere un avanzamento globale e armonioso di tutto il sistema.
In un movimento che richieda l’accosciata, ad esempio come in uno squat, non basta avere alcuni muscoli delle cosce forti.
Puoi capitare infatti che si hanno quadricipiti forti ed esplosivi, articolazioni coxofemorali potenti e caviglie sicure ma poi il ginocchio non è stabile.
In questo caso l’instabilità del ginocchio rappresenta l’anello debole di tutta la catena cinetica attraverso la quale si esprime un movimento difettoso e a rischio.
Il focus dell’allenamento, prima di allenare specificamente lo squat, dovrà prevedere il riequilibrio funzionale di quel ginocchio.
Esso sarà poi inserito nell’intero complesso dell’arto inferiore, in relazione con il bacino e la bassa schiena.
Ciò vuol dire che spesso bisogna fare dei passi indietro, recuperare dei punti deboli per poi tornare più forti e performanti di prima.
Ragionare in questi termini significa rispettare il proprio corpo ed averlo sempre performante ed efficiente.
Il riequilibrio delle parti deboli o disfunzionali è un grande investimento che un atleta può fare alla sua resa sportiva.
Dedicarsi ad esercizi funzionali preparatori è probabilmente il modo più intelligente di prepararsi ad un allenamento.
Un investimento che col tempo pagherà sicuramente in termini di riduzione degli infortuni ma soprattutto da un punto di vista performante.
Se tutti i segmenti corporei lavorano in sinergia usano meno energia.
Ci sarà meno dispendio di forze e possono tutti partecipare attivamente al gesto specifico.
Bisognerebbe sempre ricordare che se una parte del corpo non funziona bene il nostro cervello la difende.
Questa difesa, purtroppo, crea squilibri muscolari.
Tali alterazioni mettono a rischio anche le parti sane che dovranno compiere un surplus di lavoro.
Il risultato, spesso, è che anch’esse possono andare incontro a danni o usura precoce.
L’osteopata e altre figure che si occupano di riequilibrio corporeo possono indirizzarsi verso le parti corporee che risultano in disfunzione e normalizzarle.
Attraverso l’indagine posturale, funzionale e palpatoria.
La correzione manipolativa o di stimolazione motoria, tende a ricreare l’equilibrio che necessita il corpo durante la prestazione.
Capita spesso che gli anelli deboli delle catene risiedano in sede molto lontane dai dolori.
Sono silenti, subdole e fanno il “lavoro sporco” senza evidenti alterazioni fino a quando qualche altra parte non ne paga le conseguenze.