Una persona può essere “storta” e funzionare benissimo senza dolori ne disagi.
Così come può essere perfettamente “allineata” e funzionare malissimo con sofferenze lungo il corpo.
Essere dritti non vuol dire avere una buona postura.
Il compenso posturale (“storto”) è una strategia che il corpo usa per “assecondare” una limitazione in un’altra parte.
Alcuni esempi:
una disfunzione nella muscolatura che regola il movimento degli occhi può modificare la postura del tratto cervicale per mantenere lo sguardo orizzontale con ulteriori compensi giù fino ai piedi.
Viceversa se un piede assume una postura in dentro il ginocchio e l’anca si atteggeranno in chiusura con effetto sulla bassa schiena e su fino al collo e al capo.
Una cicatrice addominale per effetto trazione “tira” il corpo in quella zona facendo ruotare e inclinare il busto in base alle linee di trazione del taglio.
Dunque il corpo assume un atteggiamento di compenso come strategia per non soffrire e adattarsi alla gravità.
Ma da dove parte uno squilibrio posturale?
Questa dovrebbe essere la domanda che bisognerebbe porsi quando si valuta l’allineamento posturale.
Il piede che crolla in dentro potrebbe essere una causa (magari dato da un vecchio trauma) che crea gli squilibri sopra di esso;
oppure potrebbe essere solo un compenso per adeguarsi a qualcosa che scende dall’alto, dal ginocchio, dal bacino o ancora più su.
Per capirlo il corpo va “interrogato”.
L’interrogazione prevede i test.
Valutazioni funzionali e strutturali.
Non tutto ciò che è “storto” va raddrizzato.
Andrebbe sistemato solo ciò che funziona male e che compromette le strutture ad esso connesse.
…e ricordiamoci che le emozioni giocano un ruolo principe sulla postura.