Lo squat non è solo un –esercizio- ma un “movimento” della vita di tutti i giorni. Condannarlo come primo responsabile dei dolori articolari alle ginocchia (o altre articolazioni, bassa schiena compresa) è ingiusto ed inesatto.
Come tutti gli esercizi che vengono presentati e proposti in palestra bisogna fare un’analisi su 4 punti essenziali:
- A chi viene prescritto l’esercizio.
- Quali sono i suoi limiti articolari e come adattarli.
- Qual è il carico “idoneo” da usare.
- La forma di esecuzione più congeniale alla fisiologia del movimento.
È chiaro che se una persona non riesce neanche a mantenere un bilanciere sulle spalle perché ha scarsa mobilità della spalla non sarà a suo agio con quella forma. Si adatterà il “tipo” di squat e di carico.
Ricordiamoci che il carico del peso corporeo il più delle volte basta e avanza nelle fasi iniziali di un programma per un neofita.
Se la forma di esecuzione non è “ideale” per il soggetto non si dovrebbero aggiungere carichi che porterebbero solo a peggiorare la corretta forma del movimento.
Quando la persona è padrona completamente del gesto allora i carichi saranno un parametro aggiuntivo per “intensificare” il programma di lavoro.
Il carico da usare dovrebbe essere quello che permette di rispettare la forma di esecuzione per tutto il tempo dell’esercizio.
Il numero di ripetizioni varia dal tipo di allenamento che si esegue ma se parliamo di neofiti stimolare la forza con grossi carichi senza avere la giusta tecnica di esecuzione è un errore da “principianti”.
La forza subito aumenta nei primi tempi ma le strutture connettivali hanno dei tempi di adattamento molto ma molto più lente.
In definitiva se la tua forma non è idonea, lascia stare i carichi importanti.
Non è lo squat che fa male ma le persone che fano male lo squat…