Il Plank, nel panorama dell’allenamento funzionale, è probabilmente il “concetto” più frainteso.
Spesso proposto come esercizio per i muscoli addominali perde quella che è la sua essenza più logica e fisiologica.
Innanzitutto il riferimento è al “plank in neutro” dove la colonna è nella fisiologia delle curve e non con il bacino retroverso e la lombare in flessione. Quel tipo di plank (in Hollow) non riguarda queste righe…
Il Plank in neutro ha la finalità di insegnare al corpo a mantenere il centraggio di tutte le articolazioni resistendo ad un carico che è quello gravitazionale.
Sforzarsi di mantenere l’allineamento ideale impone al corpo intero di attivare dei meccanismi profondi di stabilizzazione e non solo contrazioni di muscoli superficiali come appunto gli addominali.
Se si è in neutro, infatti, non si sente nessun muscolo specifico attivarsi ma tutti insieme che resistono alla forza di gravita che vorrebbe portare il corpo fuori allineamento.
Centrare il capo sulle spalle, impone l’allineamento tramite gli stabilizzatori delle braccia e di tutto il rachide cervico-toracico e toraco-lombare. I muscoli del bacino così come quello degli arti inferiori lavorano in sinergia per mantenere il centraggio di anche, ginocchia e caviglie.
Il diaframma toracico assolve alla sua “funzione posturale” in atteggiamento inspiratorio per mantenere la pressione intraddominale controbilanciato da tutto il corpetto addominale con base i muscoli pelvici.
Con molta probabilità non esiste un solo muscolo che non è attivato in questa stimolazione ed è per questo che se si sente “qualcosa” attivarsi nello specifico significa che si sta compensando la mancanza di lavoro di qualche altro distretto.
Se tutto è in linea si percepisce solo una “resistenza generale” e non muscoli specifici.