Il plank più che è un esercizio è una condizione che va mantenuta in tutti i principali movimenti.
Può essere definito come la tenuta dell’allineamento del corpo quando è sottoposto ad una sollecitazione.
Prendiamo l’esempio quando siamo in piedi in metropolitana.
Col corpo in direzione del senso di marcia, alla partenza del treno per evitare di cadere indietro attiviamo tutti i muscoli del tronco e “resistiamo” alla spinta.
Questo è un plank!
Tale condizione avviene in tutti i movimenti.
Che sia uno squat, uno stacco da terra, un push-up, un lunge, ecc.
Il corpo deve mantenere la neutralità delle curve per avere la massima efficienza delle forze sul corpo.
Massima resa con minimo dispendio di energia.
Ecco perché non basta mettersi a fare un plank e resistere ore intere se poi il corpo non ha il suo allineamento.
Esistono sicuramente diverse forme di plank “avanzate”.
Forme con retroversione del bacino e con massima contrazione di tutti i muscoli, questa tipologia di tenuta viene spesso definita “power plank”.
Hanno più una connotazione performante atletica piuttosto che rieducativa.
Probabilmente sono per un pubblico che ha già una buona stabilità del tronco.
Il plank in neutralità delle curve, invece, insegna al nostro sistema nervoso a mantenere il suo centraggio articolare della colonna nonostante sollecitazioni.
Tali sollecitazioni possono arrivare da ogni parte ed è giusto quindi insegnare a “difendersi” da ogni angolazione.
Prima però bisogna costruire le basi.
Ecco perché le progressioni delle difficoltà devono essere graduali e cadenziate in modo da rispettare sempre la postura.
Adeguare l’allineamento della colonna ed il centraggio articolare degli arti superiori e inferiori.
Il plank è molto usato in ambito rieducativo specie per il recupero funzionale della colonna vertebrale.
Esistono varie versioni, oltre a quello da supino anche da prono e laterale con funzioni e obiettivi diversi.
Attraverso queste sollecitazioni si attivano muscoli della “core stability”, ovvero di tutto il sistema che stabilizza la colonna vertebrale e gli arti.
Un esercizio che, in seguito alle manipolazioni vertebrali, spesso è assegnato come “compiti a casa” a quei soggetti che hanno bisogno di rieducare la loro capacità di stabilizzazione e controllo.
La tecnica deve essere perfetta.
Ecco perché è importante che lo si impari bene.
Mantenendo l’allineamento idoneo e tutti i canoni di massima efficienza, con minimo stress e massima resa altrimenti può fare più male che bene.